Si ribella alla violenza e gli morde il pene

Lei, precaria presso una ditta di pulizie. Lui, il datore di lavoro. La proposta: "Se fai sesso ti assumo". Lei non ci sta e al tentativo di lui di imporle un rapporto orale reagisce addentandogli con forza i genitali. La donna denuncia il fatto, lui si difende: "Era consenziente". Ma i carabinieri gli trovano addosso il segno dei denti della dipendente. L’uomo è agli arresti domiciliari, il pm aveva chiesto il carcere

 La Lorena Bobbit della Lombardia è una donna di 39 anni, dipendente di una ditta di pulizie, precaria. Dopo un anno di disoccupazione, da quindici giorni lavorava per la Er. sel, società di Arconate che ha vinto l´appalto per il Comune di San Giorgio su Legnano. Stipendio: seicento euro al mese. E lei sperava di fare più ore, arrivando così a 800. Il suo titolare, Nino C., 54 anni, aspetta che tutti se ne siano andati dal municipio e le si avvicina: «Lo sai che sei molto bella?», le chiede. E dopo varie avance, dopo mille resistenze da parte di lei, chiude a chiave la stanza e la costringe a un rapporto orale. Che per lui si rivela drammatico: la donna gli morde con tutta la forza che ha il glande, provocandogli «lesioni epiteliali-vascolari con immediate perdite ematiche». La cosa non finisce lì: l´uomo è stato arrestato dai carabinieri di Busto Garolfo. L´accusa nei suoi confronti formulata dal pubblico ministero Edi Pinatto è di violenza sessuale. E si sospetta che anche altre dipendenti possano sporgere denuncia: per lui, infatti, lavorano 150 addetti alle pulizie, 120 dei quali sono donne.

L´episodio è avvenuto di sera, dopo che la donna aveva terminato le pulizie dell´ufficio della polizia locale. Quando anche l´ultimo vigile urbano va via lui attacca a «molestarla con apprezzamenti lascivi e con esplicite proposte sessuali, accompagnate da proposte di migliori condizioni di lavoro», come si legge nell´ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Milano Marina Zelante. Poi, il titolare dell´azienda sarebbe passato ai fatti, pretendendo con la forza il rapporto orale. «Muoviti, apri la bocca», le avrebbe intimato dopo averla presa per il collo e per un braccio, con i pantaloni abbassati. Dopo il morso della donna, l´uomo ha cominciato a urlare: «Mamma che male, mamma che male».

Il giorno dopo la donna ha sporto denuncia, convinta da una collega con cui si era confidata, e dando così avvio all´inchiesta. A provare la dinamica del fatto, secondo il gip Zelante che ha firmato per l´uomo, sposato, con due figli, la misura degli arresti domiciliari (il pm aveva chiesto il carcere), ci sono proprio quei segni inequivocabili lasciati dai denti della donna sul pene dell´uomo. «È stato un rapporto consenziente», ha tentato di giustificarsi ai carabinieri, quando lo hanno interrogato. Descrivendo l´abbigliamento succinto della sua dipendente, gonna corta e maglietta sopra l´ombelico che mette in mostra seni generosi. La vecchia tesi della "provocazione".

Davide Carlucci – Repubblica.it –  

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