Formigoni “Aborto terapeutico, limite a 22 settimane”

Il Pirellone, sede della Regione Lombardia

L’aborto terapeutico in Lombardia da ora in poi non sarà più praticato oltre le 22 settimane e tre giorni dal concepimento del feto, invece delle 24 settimane generalmente accettate dai medici. Lo stesso giorno in cui il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ribadisce che «per la Chiesa l´aborto è un crimine», il governatore Roberto Formigoni di fatto ha anticipato la riforma della legge 194, come auspicato anche dal leader del movimento per la Vita Carlo Casini.

La legge 194 prevede che dopo i primi 90 giorni, periodo in cui è consentita l’interruzione volontaria di gravidanza, si possa praticare un’interruzione di gravidanza (cioè un aborto terapeutico) solo "quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna" oppure "quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna".

L´atto di indirizzo approvato dalla giunta regionale riduce di due settimane il termine ultimo entro il quale sarà possibile effettuare delle interruzioni di gravidanza, «ad eccezione dei casi in cui non sussiste la possibilità di vita autonoma del feto». Estendendo a tutte le strutture lombarde il limite adottato già dal 2004 dalla clinica Mangiagalli di Milano e, dall´agosto scorso, da un altro importante istituto milanese, l´ospedale San Paolo. In aggiunta, la Lombardia destinerà altri otto milioni di euro ai 284 consultori sparsi nella regione, 225 pubblici 59 privati.

La decisione arriva proprio da quella giunta che ad Ottobre, sempre in materia sanitaria, aveva approvato un articolo del piano del welfare che prevedeva l’assistenza sanitaria solo per chi pratica una "sana e responsabile sessualità".

repubblica.it

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