Wendy loves Boccaccio

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L@S ZAPATISTAS NO ESTAN SOL@S

adesivi
Dopo anni di apparente tranquillità non passa giorno senza che le Giunte del Buongoverno zapatiste,
 denuncino episodi di provocazione e di attacco contro le comunità indigene del Chiapas. 
La resistenza divenuta pratica di autonomia e autogoverno. Non più la guerra visibile fatta di carri armati 
e corpi militari o paramilitari, ma una lunga e lacerante creazione di microconflitti spacciati come scontri tra indigeni. 
Una strategia che, nell'epoca dell'assordante rumore delle operazioni militari e delle stragi quotidiane della guerra 
globale, si vuol far passare sotto silenzio.
L'autonomia zapatista parla il linguaggio delle comunità in lotta in tutto il mondo per salvaguardare i beni 
comuni e le risorse, per dare un senso reale alla parola democrazia, per conquistare diritti di cittadinanza 
per ogni essere umano.Media indipendenti, singoli, collettivi, artisti, musicisti, spazi sociali, a stare vicino e 
appoggiare questa lotta che non è poi così lontana dalla realtà italiana.
Con questa Campagna: 

- Chiediamo la fine delle aggressioni contro le comunità indigene e della repressione generalizzata, 
basata su operativi militari, incarcerazioni e violazione dei diritti umani, attuata dal governo messicano 
 nei confronti dei movimenti sociali, come sta succedendo con la lotta di Oaxaca e Atenco.
- Vogliamo impegnarci per far circolare le voci e le denunce che giungono dal Sud-Est Messicano
- Vogliamo costruire una grande e variegata presenza in appoggio all'autonomia zapatista per 
quest'estate in Chiapas per dire insieme a molt@ da tutta Europa che: 
¡LOS ZAPATISTAS NO ESTAN SOLOS!
Continua per l'appello completo
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Tornate…Primo video della Carovana in Palestina!

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Diario del 28 marzo 2008

28.03 betlemme  28.03 betlemme4.

Ultima giornata a Betlemme di ritorno dal giro verso nord e prima di
andare a Gerusalemme, dove domani staremo al Luq Luq, un centro sociale
(per intenderci) del quartiere musulmano.

La giornata di oggi e’ stata all’insegna di una passeggiata nel campo
profughi di Dehishee e la visita in un’altra sede dell’Ibdaa. Uno nuovo
spazio, ancora in costruzione, che funge attualmente anche da
biblioteca,
asilo nido e prossimamente un media center.
Dalla terrazza e’ facile vedere all’orizzonte il muro che divide Betlemme da Israele.
Le sensazioni sono sempre forti e le medesime: non c’e’futuro per chi non ha spazio per crescere.

Al termine della visita e dell’incontro con chi lo gestisce, dopo
pranzo ci siamo spostati all’universita’ di Betlemme dove c’e’ stata la
partita tra le ragazze italiane e la rappresentativa palestinese. La
sconfitta delle "nostre" e’ stata piuttosto netta ma l’impegno non e’
assolutamente mancato, anzi. Bisogna dare atto che gia’ l’anno scorso
avevamo scoperto quale bella realta’ sia questa squadra di calcio
femminile palestinese.

Il pomeriggio scorre piacevolmente tra un workshop di giocoleria
all’interno della sede dell’Ibdaa e un giro nel campo con la Murga e
l’assalto dei bambini per accapparrarsi il centinaio di enormi
palloncini che venivano distribuiti in giro.
Un autentico bagno di folla.

Chiudiamo salutando gli e le abitanti di Dehishee mentre sta per
cominciare la festa di saluto organizzata dal Ibdaa Cultural Center
sperando di vederci nuovamente il prossimo anno.

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Qualche immagine della carovana in Palestina…from Wendy

 

 

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Diario 27 marzo 2008


     
 

La carovana lascia con le lacrime agli occhi il
villaggio di Jayyuss. Una parte della comunita’ ci attende ai pullmann
e i bimbi escono da scuola per salutare.
Prossima tappa Qalquilya.
Una citta’ completamente circondata dal muro,
raggiungibile quindi attraverso soltanto due checkpoint. Fino a pochi
anni fa era uno dei principali mercati della Palestina per il commercio
di rose, fiori e arance.
 
Perfino i cittadini israeliani vi si recavano.. ma
dal 2003 quindi con la costruzione del muro la piccola citta’ e’
rimasta quasi completamente isolata. Per uscirne sono necessari
permessi e lunghe file alla mattina alle 3. Ci si aspettava quindi una
chiusura mentale e una certa diffidenza da parte della popolazione
locale, cio’ non e’ avvenuto grazie anche all’entusiasmo delle cento
persone che giravano per le strade trafficate.
 
Comunque la mattina la carovana ha visitato il
muro e lasciato un segno attraverso la realizzazione di un graffito.
L’oppressione avvertita anche solo per poche ore sebbene allietata e
scandita dagli immancabili muezzin e’ stata percepita da tutti i
partecipanti. Il racconto del delegato della municipalita’ di Q. ha
chiarito quale e’ stata la reale trasformazione della citta’ con la
costruzione del muro.
Si continua la giornata con la grande partita di calcio maschile, il
cambio al vertice e’ evidente e la squadra finalmente vince, risultato
finale 2 a 0 🙂 ma come al solito la festa continua non importa chi
abbia vinto, i bambini ci assediano festosamente fino alla nostra
partenza con i pullmann.

Ritorniamo a Betlemme per proseguire le nostre giornate domani con la visita al campo profughi di Dehishee.

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Piccol* incursionist* crescono: 4° giorno in Palestina

 

bimbi e muro

 

La mattinata a Jayyus è stata intensa: accompagnat* da bambini eccitatissimi si tenta di saltare il muro: la carovana scavalca la sbarra e si avvicina alla rete che circonda il campo…pochi istanti dopo una camionetta di soldati armati spiana in faccia la (pre)potenza armata di Israele e costringe tutt* alla ritirata.

Nel pomeriggio poi incontri di ogni tipo: con le associazioni sportive, le squadre e gli studenti che raccontano quanto è difficile fare tutto ciò che per noi è banale e scontato quando ogni giorno.

Ma soprattutto le ragazze della carovana organizzano un incontro con l’associazione femminile del campo, per ascoltare e vedere l’occupazione con i loro occhi.

La tensione si è davvero fatta sentire oggi…

"Avventura con bimbi scatenati in odor di intifada…"

"…poco dopo sono arrivate due camionette di soldati, uno ci ha puntato un mini bazooka come avvertimento…"

 

 

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Diario 26 marzo 2008

La sveglia naturale del gallo e delle pecore ci riporta alla realta’ del villaggio di Jayuss.


La giornata che aspetta la carovana e’ densa di avvenimenti. La mattina
l’incontro con con "Stop the Wall", grazie al quale tutte e  tutti
abbiamo una situazione piu’ chiara sul muro e sulla "prigione" di Gaza
e sulla situazione di tutta la palestina e del suo popolo. In seguito
andiamo a visitare la "porta" meridionale che limita l’accesso ai campi
degli ulivi e alle coltivazioni. Lo spettacolo e’ impressionante e i
militari non ttardano ad arrivare vista la nostra presenza. Ai nostri
piedi una terra particolare che permette all’esercito di poter
tracciare ogni passaggio che sia a piedi o con un mezzo.


Il destino di questo villaggio e’ simile a quella di coloro che hanno
visto in questi anni costruirsi intorno un muro ed essere cacciati dai
campi coltivati, prima risorsa economica degli abitanti della zona.
Sorprende come una zona ricca di alberi di olivi non riesca a sfamare
una intera popolazione e tutto questo grazie alle "politiche" di
apertura e chiusura di quelle porte che una volta li portava neo "loro"
campi.


Dopo la visita incontriamo il sindaco di Jayuss. 


Nel pomeriggio la carovana si reca alla "porta" settentrionale
dell’enorme paese dove "l’accoglienza" dei militari israeliani e’
immediata, entrano nel territorio palestinese proprio per fronteggiare
gli attivisti e le attiviste "ree" di essersi avvicinate troppo al
muro. Come deterrente per la carovana e gli abitanzi di Jayyus sono
stati sparati anche alcuni lacrimogeni, esplosi a distanza, sintomo
dell’arroganza delle forze armate israeliane. 


La giornata e’ terminata con gli emozionanti workshop per bambini con i
giocolieri e la murga da una parte e di un incontro tra le compagne e
le donne della comunita’ di jayyus. Da registrare l’ennesima sconfitta
della squadra maschile di calcio… i bimbi incontrati all’uscita del
campo ci sfottono simpaticamente al grido di 8 a 1… si prospettano
cambi al vertice e dimissioni dell’allenatore 🙂

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25 marzo 2008: ultime notizie dalla carovana in Palestina

Sembra che oggi si siano disputate le prime partite di basket e calcio con le ragazze palestinesi…sotto il solleone! Le nostre fanciulle si difendono molto bene, anche se la stanchezza si fa sentire…

Poi nel pomeriggio trasferimento al campo profughi di Jayyous:

"Siamo a Jayyus, campo profughi circondato dal muro israeliano, dopo una faticosa giornata sportiva: più di 30gradi. Dormiamo per terra in stanzoni…sono tutti molto ospitali, ora siamo ad una festa in nostro onore. Qui la situazione non è per niente semplice! Per ora migliaia di bambini e poche donne".

 

 

jayyous

 

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Diario 25 marzo 2008

La strada verso Abu Dis e’ un lungo cammino tortuoso
in cui si e’ costretti a passare un check point e nonostante siano
pochi km ci mettiamo circa 1 ora e mezza; se si potessero usare le
strade israeliane la strada si potrebbe percorrere in circa 15 minuti.


Abu Dis e’ anzi ERA un quartiere della periferia di Gerusalemme che e’
stato completamente circondato dal muro e reso municipio autonomo
nell’ambito della "de-arabizzazione" di Gerusalemme stessa.
L’universita’ si trova proprio a ridosso del muro regalando un profilo
inquietante e rendendo la vita se non impossibile sicuramente ardua per
tutti e tutte coloro che ci vivono, visto che qualsiasi movimento deve
essere "registrato" dai militari israeliani. Lo stesso discorso vale
per coloro che non abitano a Gerusalemme ma che frequentano pero’
l’universita’ di Abu Dis.

 

Dopo
la calorosa accoglienza da parte di docenti e studenti, la giornata
sportiva e’ proseguita con due sconfitte delle nostre rappresentative
negli incontri di calcio maschile e femminile e basket femminile. Un
gruppo di persone ne ha approfittato per lasciare "il segno" attraverso
la realizzazione di un paio di graffiti proprio sull’infame muro, di
cui uno dedicato a Dax.

 

In serata il trasferimento a Jayuss, nel "Charity Center" del villaggio.

Il
benvenuto della comunita’ locale e il party che inizia con canzoni
italiane e inno palestinese e si conclude con la proiezione di un
documentario che racconta la storia del villaggio e le drammatiche
conseguenze della costruzione del muro e’ emozionante e coinvolgente.

La giornata e’ stata intensa, si cerca quindi di dormire.

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