Genova, non si può abortire nell’ospedale di Bagnasco

GENOVA – Lo ha firmato anche Marta Vincenzi, diessina, sindaco di Genova da due giorni, alla vigilia del suo insediamento. È un atto di denuncia durissimo contro uno dei principali ospedali della città, governato dagli uomini scelti dalla influente Curia genovese. "Da due mesi l’ospedale Galliera, presieduto dall’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, ha sospeso il servizio di interruzione di gravidanza; o le cose cambiano o ci rivolgiamo alla Procura della Repubblica": l’attacco che parte da Genova è lanciato da Mercedes Bo, nipote del grande intellettuale del Novecento Carlo e vicepresidente nazionale dell’Aied. Firmano anche il coordinamento donne della Cgil, l’Udi e un fitto elenco di associazioni di donne. "È interruzione di servizio pubblico, in un ospedale finanziato dallo Stato – protesta Bo – Qui è in gioco la laicità dello Stato".


È proprio il presidente della Cei, infatti, a presiedere il consiglio d’amministrazione dell’ospedale Galliera. La volontà della fondatrice, la nobildonna genovese Maria Brignole Sale Duchessa di Galliera – già vedova del marchese De Ferrari che cofinanziò la realizzazione del canale di Suez – venne sancita nello statuto: l’arcivescovo pro tempore di Genova avrebbe presieduto per sempre la sua "opera pia". Con poteri tutti temporali: dalla nomina del direttore generale alla gestione del bilancio fino alla supervisione sul lavoro del comitato etico. E l’arcivescovo di Genova, dallo scorso 29 agosto, è Angelo Bagnasco, succeduto a Tarcisio Bertone (ora segretario di Stato) e approdato, da due mesi e mezzo, al vertice della Conferenza dei vescovi. Lo stesso Bagnasco è presidente della Fondazione Gaslini, che guida l’omonimo ospedale pediatrico genovese, sempre per statuto. "Chi si rivolge al Galliera e chiede di interrompere la gravidanza viene dirottato in un altro ospedale della città, l’Evangelico", dice Bo. E attacca: "Ma all’Evangelico le liste d’attesa si sono allungate e le donne non riescono ad abortire prima della nona-decima settimana, con disagi fisici e psicologici". Fino a due mesi fa erano proprio i medici dell’Evangelico a trasferirsi nell’ospedale presieduto da Bagnasco per praticare gli interventi di Ivg o gli aborti terapeutici (al Galliera tutti i ginecologi sono obiettori di coscienza). Circa quattrocento all’anno. Mentre all’Evangelico la media annuale è di ottocento.

"Molto rumore per nulla – dice Adriano Lagostena, direttore generale del Galliera – da dicembre il nostro ospedale e l’Evangelico hanno realizzato, nella sede di quest’ultimo, un Dipartimento chirurgico interaziendale: ecco perché gli aborti vengono praticati in quella struttura. Così come al Galliera, non eseguiamo più – perché li abbiamo dislocati in altre strutture – interventi di cataratta o di chirurgia della mano". "I dati dell’Evangelico parlano chiaro – rilancia Bo – in questi due mesi il numero degli aborti, nonostante il bacino di utenza assorba allora quello di due ospedali, è rimasto invariato". E poi sottolinea: la legge "194" prevede che gli aborti avvengano nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, non in quelli di Chirurgia. Notazione che condivide anche l’assessore regionale alla Sanità Claudio Montaldo, diessino, che ha convocato i direttori generali dei due nosocomi per la prossima settimana: "Il servizio pubblico non deve mai essere interrotto – dice – il Galliera deve garantire la presa in carico delle pazienti e non spedirle direttamente all’altro ospedale".

da repubblica.it

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